Il Tevere e gli altri: fiumi territori resistenze

13 maggio, dalle 09:00 alle 19:30  
Convegno internazionale

In collaborazione con: A4C-Artsforthecommons 

Con il patrocinio di: Confluence of European water bodies; Global Alliance for the Rights of Nature GARN; Tevereterno.

L’evento internazionale mira a valorizzare le esperienze in corso in Europa e nel mondo in risposta alle crescenti sfide ambientali per una riconciliazione con la natura attraverso il riconoscimentogiuridicodeidirittideifiumiedegliecosisteminaturali. L’evento sarà articolato in due appuntamenti consecutivi: il primo giorno avrà luogo l’incontro teorico, un convegno internazionale, presso l’auditorium del Museo di Arte Contemporanea di Roma (MACRO) che sarà l’occasione per un dialogo tra attori, attivisti, giuristi che in varie parti d’Europa e del mondo lavorano al riconoscimento dei diritti dei fiumi e di altri ecosistemi acquatici in continuità con la Confluenza degli ecosistemi acquatici europei, tenutasi a Venezia presso la Cà Foscari e Ocean Space (ottobre 2024); il secondo giorno prenderà vita l’incontro più artistico con una serie di performance lungo le rive del fiume Tevere. 


 

9.00
Saluti istituzionali di Giorgio de Finis
Presidente di Tevereterno e direttore del Museo delle periferie
Introduzione di Francesco Martone
A4C-Artsforthecommons/Tribunale Internazionale dei Diritti della Natura

Francesco Martone è membro del Tribunale Internazionale sui Diritti della Natura e membro associato del Transnational Institute. Già Senatore della Repubblica Italiana, dal 1988 si occupa di questioni relative a foreste, cambiamenti climatici, diritti della Natura, diritti delle popolazioni indigene, difensori dell’ambiente e giustizia ambientale. Membro fondatore di Greenpeace Italia, e giurato e membro del Tribunale Permanente dei Popoli ed è stato consulente politico per ONG internazionali sui diritti dei popoli indigeni. A4C - Arts for The Commons e una piattaforma che coniuga arte e attivismo, facilitando connessioni e sinergie tra la produzione visiva e le lotte di rivendicazione dei commons, per affrontare temi relativi alla migrazione umana, ai confini, alla giustizia sociale e ambientale. Attuali priorità di ricerca di A4C (Rosa Jijon, artista visiva ecuadoriana e Francesco Martone, attivista per la giustizia climatica e per i diritti della Natura), critica all’Antropocene, lotta all’estrattivismo, per i diritti della natura e metodologie collaborative di produzione simbolica e educazione non formale all’arte. Hanno partecipato alla ventitreesima Biennale di Sydney con l’opera Vilcabamba, de iura fluminis et terrae, presentata alla II BAM di Palermo e all’interno della mostra Overground Resistance a cura di Oliver Ressler (Quito 2022) e nel 2023 alla Residenza Artistica RIVA presso il MAD di Firenze. Vincitori de Italian Council 13 per la mostra monografica Sensing Interdependence al De Appel in Amsterdam.

 

9.30
Introduzione rituale di Erena Rhose
Maori, rappresentante del fiume neozelandese Whanganui, il primo ecosistema fluviale con diritti nel mondo.

Erena Rhose e una indigena Maori di Aotearoa, Nuova Zelanda, che vive in Svezia da anni. E custode dei saperi tribali, dottore in medicina tradizionale Maori, docente di Ecosofia all’Universita di Karlstad, in Svezia, ambasciatrice dei Diritti della Terra ed esperta per la rete delle Nazioni Unite “Armonia con la Natura”. Erena e stata coinvolta nella sensibilizzazione sul valore e la sacralità dell’acqua e sulla riconnessione con la Madre Terra. Si considera figlia del fiume neozelandese Whanganui perche la sua trisavola Rere-O-Maki, insieme a suo fratello, Te Mawae, capi supremi dei Whanganui, firmarono il trattato di Waitangi per quella regione di terra e il fiume Whanganui, con la regina Vittoria di Gran Bretagna, con la promessa di protezione britannica.

 

10.00
Christiane Bosman, The European Confluence of Water Bodies

L’acqua e vitale per la vita sulla Terra, eppure le voci dell’acqua sono raramente ascoltate nei processi decisionali politici. Nata dalle crescenti sfide idriche e dalle richieste di democrazia idrica in tutto il mondo, la Confluenza dei corpi idrici europei e nata da una ricerca collettiva di una comprensione più approfondita dei Diritti della Natura in Europa. Fondata dall’Ambasciata del Mare del Nord, ILP Mar Menor e TBA21–Academy nel 2023 e formata da oltre 25 fiumi, mari, ghiacciai, laghi e lagune in Europa, la comunità dei corpi idrici mira a promuovere nuovi dialoghi e relazioni con l’acqua. La comunità si è riunita per la prima volta a settembre del 2023 sulle rive della laguna di acqua salata del Mar Menor in Spagna. Essendo il primo ecosistema europeo con personalità giuridica, questo ecosistema fragile e gravemente contaminato e diventato un esempio e un’ispirazione per la protezione dell’acqua in Europa. Come sistema di apprendimento di base per la diplomazia dell’acqua, vengono esplorate, provate e sostenute nuove strategie per rappresentare efficacemente l’acqua a livello culturale, legale e politico.

Christiane Bosman (Embassy of the North Sea - Olanda) ha studiato Museologia, Storia dell’Arte e Gestione della Comunicazione. Ha oltre quindici anni di esperienza nello sviluppo e nella cura di interventi culturali nel pubblico dominio, con un focus sulla relazionalita umana/non umana dal 2019. Come direttrice del programma pubblico presso The Embassy of the North Sea guida, insieme a TBA21-Academy, la Confluence of European Water Bodies, una rete di venticinque iniziative di base che lavorano per la rappresentazione legale, culturale e politica dell’acqua in Europa. In precedenza, ha lavorato come curatrice indipendente di arte pubblica, produttrice e consulente di comunicazione per SKOR | Foundation Art and Public Domain e TAAK, Het Nieuwe Instituut, la Biennale di Venezia, la Triennale di Milano e Public Art Amsterdam. Da giugno 2023 e anche curatrice presso il Ministero per il futuro.


10.30
Natalia Greene, Diritti della natura: progressi globali e sfide legali

Il movimento dei diritti della natura (RoN) sta guadagnando slancio in tutto il mondo, sfidando i quadri giuridici tradizionali che separano gli esseri umani dalla natura. Paesi come l’Ecuador, dove i RoN sono stati riconosciuti costituzionalmente nel 2008 (articoli 71-74), hanno portato a un’espansione che ora raggiunge ben 39 Paesi nel mondo che in qualche modo li incorporano già nelle loro leggi o come progetti. A livello internazionale, i diritti della natura sono sempre più citati in trattati, strumenti legali e dichiarazioni, segnalando uno spostamento verso il riconoscimento sistemico dei diritti degli ecosistemi. Tuttavia, ciò richiede un nuovo paradigma legale che riconosca l’interconnessione tra esseri umani e natura, andando oltre i principi legali antropocentrici. La presentazione esplorerà casi legali chiave come Los Cedros, Intag ed Estrellita, in cui i tribunali ecuadoriani hanno sostenuto i diritti della natura, nonché l’impatto dei tribunali per i diritti della natura, nonché i risultati dei nostri referendum nazionali che mostrano un forte sostegno pubblico ai diritti della natura e un allontanamento dall’estrattivismo. La presentazione esplorerà casi di diritti della natura in tutto il mondo per comprendere questo crescente movimento sociale e il suo riconoscimento internazionale.

Natalia Greene è la Executive Director della Global Alliance for the Rights of Nature (GARN). Segretaria dell’International Rights of Nature Tribunal, e un’attivista e politologa ecuadoregna. Laureata in Lettere presso l’Hampshire College, Massachusetts, ha conseguito un Master in Scienze Sociali presso FLACSO-Ecuador e un Master in cambiamenti climatici e sviluppo sostenibile presso UASB-EC. Ha promosso il riconoscimento dei diritti per la natura nella Costituzione dell’Ecuador e ha lavorato sugli aspetti ambientali e indigeni dell’iniziativa Yasuni-ITT per mantenere il petrolio sottoterra, in Amazzonia. Natalia Greene e stata in precedenza Presidente, attualmente Vicepresidente del Coordinatore ecuadoriano delle organizzazioni per la difesa della natura e dell’ambiente (CEDENMA). Esperta della rete di iniziative UN Harmony with Nature dal 2016.


11.00
Ismaeel Daewood, Rilanciare la linfa vitale della civiltà: proteggere i fiumi della Mesopotamia per le generazioni future

Dopo un’introduzione sull’importanza dei fiumi mesopotamici ed una breve panoramica della Mesopotamia come culla della civiltà, saranno analizzati il ruolo dell’acqua ed i rischi a cui vanno incontro i fiumi della Mesopotamia, l’impatto delle grandi dighe nei paesi a monte (Turchia e Iran) e dell’inquinamento ambientale, le nuove sfide dovute al cambiamento climatico e alla perdita di habitat, dove i fiumi sono diventano inadatti alla balneazione o alla navigazione e le acque non potabili. Si parlerà di alcuni casi studio (Hasankeyf e le paludi irachene) e di come ripristinare l’identità dei fiumi, di come creare un ambiente sostenibile con il coinvolgimento della comunità locale attraverso l’invito all’azione per la collaborazione e la consapevolezza della protezione di queste risorse vitali. Segue dibattito.

Ismaeel Daewood (Save the Tigris Foundation) nativo iracheno, residente in Italia dal 2009. Ha conseguito un dottorato di ricerca in Diritti Umani e Sostenibilita presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Studi Avanzati di Pisa, dove si e concentrato sui meccanismi per la protezione dei diritti umani. Con oltre vent’anni di esperienza nell’attivismo per i diritti umani, in particolare, nell’intersezione tra diritti idrici e tutela ambientale, Ismaeel Daewood ha fondato Save the Tigris sostenendo la protezione delle risorse idriche essenziali in Iraq e nel Medio Oriente in generale.

 

11.30
Sabina Sabic, I diritti dei fiumi nella regione dei Balcani / Artisti e fiumi come esseri viventi senza diritti nei Balcani occidentali

In questa presentazione saranno esplorate le lotte interconnesse di fiumi e artisti nei Balcani occidentali, regione profondamente segnata da guerra e sfruttamento continuo. I fiumi, che trascendono i confini, sono portatori di memoria e fonti di vita, vengono sfruttati e trasformati in armi, mentre gli artisti, storicamente i primi a proteggere i fiumi e a resistere alla guerra, alla corruzione e alla distruzione ambientale, vengono sistematicamente messi a tacere. Traendo spunto da esempi globali come il riconoscimento legale del fiume Whanganui in Nuova Zelanda come essere vivente, sosterrà che la negligenza di artisti e difensori dell'ambiente nei Balcani occidentali è in linea con le strategie coloniali volte a controllare le risorse naturali e a sopprimere l'identità culturale. Questa cancellazione sistemica non solo sfrutta l'esclusivo patrimonio naturale della regione, ma ne mina anche la resilienza culturale e i diritti umani. Le lotte interconnesse per il patrimonio culturale e quello naturale riecheggiano l’affermazione del Relatore speciale delle Nazioni Unite secondo cui la cultura e i diritti culturali non sono solo potenziali vittime; sono anche parti cruciali della risposta, parte della soluzione.

Sabina Šabić / BiH / (artista, Bosnia-Erzegovina) è una nota esperta d'arte e di programmi culturali, attivista sostenitrice della pace nei Balcani occidentali (WB), attualmente inserita in una lista nera dai governi locali a causa del suo artivismo e della sua lotta per l'umanità. Negli ultimi anni si è concentrata sulla difesa ambientale nei Balcani occidentali, ha svolto un ruolo di primo piano nella campagna Artists for Balkan Rivers, mobilitando gli artisti per sostenere i diritti dei fiumi e la giustizia ambientale. Ha collaborato con organizzazioni internazionali come Musicians Without Borders, utilizzando l'arte e la musica per promuovere la guarigione, la riconciliazione e la resilienza nelle comunità colpite dai conflitti. I suoi eventi curati, come i programmi Sarajevo War Theatre e Sarajevo Intergalactic Sessions, sottolineano l'intersezione tra patrimonio culturale, ecologia e diritti umani. Sabina è stata pioniera di campagne e progetti regionali, tra cui il Dream Dreams Project dedicato alla conservazione delle ninne nanne in via di estinzione e al collegamento del patrimonio culturale con la difesa ambientale. Il suo lavoro dà priorità ai gruppi emarginati, tra cui rifugiati e popolazioni vulnerabili, promuovendo la guarigione culturale e la protezione della natura attraverso approcci creativi.  

 

12.00
Petra Johnson From Cave to Cave 

Una presentazione performativa di dodici minuti con immagini in movimento seguita da domande e risposte, una presentazione sui modi di vivere consapevoli del far tutti parte della biosfera. Immagini e parole vagano nel tempo, dai disegni rupestri nella Norvegia settentrionale, attraverso la costa meridionale inglese, fino ad una grotta sul fiume Yangtze. Le immagini sono astratte piuttosto che illustrative e le parole, sia scritte che parlate, cambiano marcia tra storie di origine ed esperienze vissute. La presentazione si snoda attorno alle parole "vuoto" e "durata". Questo lavoro è stato realizzato in risposta a una recente visita alla regione autonoma di Yulong, dove Petra Johnson ha appreso che un progetto di diga - proposto nella valle locale del fiume Yangtze - avrebbe spostato un terzo della popolazione Naxi (ben oltre le 100.000 persone). Il loro stile di vita come società mutualistica ha molto da insegnarci. 

Petra Johnson è un'artista che lavora prevalentemente con antropologi e ballerini. I suoi interessi si concentrano sul ruolo degli affetti ordinari nella vita di tutti i giorni, sul movimento e sul pensiero sonoro, nonché sull'intelligenza corporea e generativa. Ha esposto all'EXPO 2010, all'Art Berlin, alla Shanghai Biennial 2012 e più di recente ha condiviso il suo lavoro in contesti educativi presso la China Academy of Art, Hangzhou e la Tongji University, Shanghai. Tra il 2018 e il 2020, Petra ha diretto il programma curatoriale per Lijiang Studio nel villaggio di Jixiang, nella regione autonoma di Yulong, in Cina. 


 

12.30
River Sisters (Cecylia Malik, Anna Chmiel, Zofia Szyrajew)

Le River Sisters presentano il loro approccio. Sono un collettivo di donne attiviste e artiste operaie. Difendono i fiumi selvaggi e non regolamentati della Polonia e dell'Europa. Creano campagne sociali, eventi, azioni, proteste e laboratori d'arte per le donne. Lottano perché tutti abbiano accesso ad acqua pulita, fauna selvatica e un paesaggio naturalistico. Insieme alla Greenmind Foundation e alla Save the Rivers Coalition, sono attive dal 2018. Sisters of the Rivers è stata fondata dall'artista Cecylia Malik con l'aiuto di Anna Grajewska e Agata Bargiel come protesta femminile contro la costruzione di una nuova diga sulla Vistola vicino a Siarzewo. Le River Sisters danno voce al fiume. Ogni nuova attivista sceglie il fiume amato da rappresentare nel collettivo. L'autrice del design visivo di Sisters Rivers è Cecylia Malik, che ha uno studio nel Salt Storehouse e condivide il suo spazio con le attiviste del collettivo Sisters Rivers. Le Sisters of the Rivers operano nell'ambito dell'Associazione CSW Wiewiórka, che affitta un ampio spazio nel Salt Storehouse. Le Sisters Rivers, rappresentate da Cecylia Malik e Anna Chmiel, si sono unite alla rete internazionale Confluence of European Water Bodies. Cecylia Malik ha realizzato un documentario sulle River Sisters, che è stato proiettato in molti festival internazionali. 

Cecylia Malik artista visiva e attivista ambientale. Autrice di molti progetti artistici, tra cui "365 Trees" e "6 Rivers". Co-fondatrice di "The Alcon Blue Collective", un'azione in difesa di Cracovia Zakrzówek contro la costruzione e un evento ciclico sul fiume Vistola "Water Critical Mass". Nel 2017 ha avviato l'azione "Polish Mothers on Tree Stumps" / "Polish Mothers at the Felling" contro la legge LEX Szyszko. Appartiene alla Save the Rivers Coalition. È autrice e leader della campagna sociale nazionale "River Sisters". Ha vinto molti premi, tra cui il premio Person of the Year of Polish Ecology Award del 2017 e il premio Katarzyna Kobro del 2018. 

Anna Chmiel è pittrice e artista multimediale e membro chiave del collettivo Rivers Sisters dal 2019. Combina perfettamente l'arte con l'attivismo per la natura, in particolare per i fiumi. Chmiel si concentra sull'essere coscientemente nella natura, prendendo appunti visivi e audio: schizzi, dipinti e registrazioni sul campo, attraverso la pratica dell'ascolto profondo. Anna Chmiel documenta sotto forma di registrazioni audio le tracce degli eventi del River Sisters Collective. La sua pratica artistica è arricchita da animazioni analogiche, con pittura ad acqua e a olio (spettacolo di luci liquide), eseguite con musica e suoni della natura. Il suo amato fiume è Golczanka e Bug. Insieme a Cecylia Malik, rappresenta Wisła nella rete dei corpi idrici europei.



13.00
Proiezione video di Teresa Vicente, I diritti del Mar Menor, il primo caso di riconoscimento dei diritti della natura in Europa (durata: 5’) 

Teresa Vicente ha guidato una storica campagna per salvare dal collasso l'ecosistema del Mar Menor, la più grande laguna di acqua salata d'Europa, che ha portato all'approvazione di una nuova legge nel settembre 2022 che garantisce alla laguna diritti legali unici. Considerata la laguna costiera di acqua salata più importante del Mediterraneo occidentale, le acque un tempo incontaminate del Mar Menor sono state inquinate dall'attività mineraria, dallo sviluppo sfrenato di infrastrutture urbane e turistiche e, negli ultimi anni, dall'agricoltura intensiva e dall'allevamento di bestiame. 

Teresa Vicente, vincitrice del Goldman Environmental Prize 2024, è professoressa di Filosofia del Diritto presso l'Università di Murcia, dove è anche vicedirettrice del Centro per gli Studi sulla cooperazione e lo sviluppo e direttrice della Cattedra di Diritti umani e Diritti della natura. È nata e cresciuta nella regione di Murcia ed è profondamente legata al Mar Menor.  



13.10
Proiezione del video Ark re-imagined. The expeditionary pavilion progetto dell’artista iracheno Rashad Salim (durata: 11’) 

Credits: ARK RE-IMAGINED / A project by Rashad Salim / Commissioned by: Ministry of Culture, Tourism and Antiquities – Republic of Iraq / Curated by: Safina Projects / Pavilion Pilots: Community Jameel Global / Culturunners / Film-Edit: Giorgio Bosisio / Film Production: Safina Projects / Community Jameel / Culturunners / Film Archives: Safina Projects / Al-Asima / Music-Sound Mix: Alexandros

Rashad Salim, direttore fondatore di Safina Projects, è un artista e ricercatore iracheno-tedesco la cui pratica si occupa della storia e dello sviluppo della cultura e della tecnologia, come riflesso nelle antiche imbarcazioni, nell'architettura vernacolare, nei tessuti e nel patrimonio artigianale. È un membro della famiglia Selim, nota per essere stata pioniera del movimento artistico moderno in Iraq. Nel 1977-78, come giovane membro dell'equipaggio della spedizione Tigris di Thor Heyerdahl, viaggiò su una barca di canne dall'Iraq attraverso l'Oceano Indiano. Dal 2015, ha lavorato per documentare e proteggere la cultura materiale in via di estinzione dell'Iraq, in particolare le sue imbarcazioni tradizionali, e per farle rivivere attraverso iniziative tra cui l'Iraqi Heritage Boat Clubs Network. Con Safina Projects, ha presentato Ark Re-imagined: the Expeditionary Pavilion come partecipazione nazionale dell'Iraq alla Biennale Architettura 2021. 



Pausa pranzo 

 

14.30
Silvia Francescon, La rete IDRA per i diritti dei fiumi in Italia 

La rete IDRA (Iniziativa per i Diritti delle Reti d’Acqua) è un'iniziativa che promuove i diritti dei fiumi e degli ecosistemi acquatici. Ispirandosi ad altre esperienze (dal fiume Whanganui in Nuova Zelanda a Mar Manor in Spagna), IDRA mira a riconoscere e proteggere i corpi idrici come entità legali con diritti intrinseci, passando da una prospettiva antropocentrica a un approccio biocentrico ed ecocentrico. Lavorando con comunità locali e popolazioni indigene dalle Dolomiti alla Laguna di Venezia, IDRA riunisce professionisti di diversi settori: avvocati, artisti, accademici, attivisti, scienziati, antropologi e leader spirituali. In pochi mesi ha convocato un Campus presso l'Università di Venezia, ha co-organizzato la Seconda Confluenza sui corpi idrici europei, ha tenuto un workshop sui diritti umani e gli ecosistemi e sta producendo un opuscolo sugli strumenti legali che possono essere implementati in Italia. Sta inoltre producendo video e programmando podcast sui diritti della natura. IDRA ha lavorato a stretto contatto con il Comitato Grave di Ciano, un'organizzazione civica dedicata alla protezione di un'area naturale lungo il fiume Piave nella regione Veneto. Questa zona è nota per i suoi letti di ghiaia, le zone umide e la biodiversità, che svolgono un ruolo cruciale negli ecosistemi locali.  

Silvia Francescon è un'esperta in diritto ambientale internazionale. Attualmente, dirige il programma di ecologia dell'Unione Buddhista Italiana, focalizzandosi sull'integrazione dei principi buddhisti con l'ecologia profonda e l'eco-centrismo. È anche ricercatrice presso il centro NICHE (The New Institute Centre for Environmental Humanities) dell'Università Ca' Foscari di Venezia, dove promuove una visione dei diritti basata su una prospettiva biocentrica. Nel corso della sua carriera, Silvia ha ricoperto ruoli di rilievo, tra cui Direttrice dell'ufficio di Roma del European Council on Foreign Relations e coordinatrice della task force G8 presso la Presidenza del Consiglio. La sua formazione accademica include una laurea con lode in Giurisprudenza e un Master in Diritto Ambientale Internazionale presso la SOAS di Londra, oltre a una specializzazione in diritto ambientale all'Università di Leiden. Ha co-fondato IDRA (Iniziativa per i Diritti delle Reti d’Acqua): un progetto che mira a promuovere i diritti della natura in Italia, concentrandosi su ecosistemi fluviali e lagunari.  


15.00
Pietro Consolandi, Sentipensare con Terra e Acqua, diritti della natura in Laguna ed Europa 

Il contributo è frutto della ricerca di due anni presso NICHE, Università Ca' Foscari di Venezia ed affronta il tema – per ora speculativo – dei diritti della natura a Venezia da un punto di vista culturale e sentimentale. La Laguna di Venezia rappresenta un caso particolare per l'influenza profondissima che ha avuto durante lo sviluppo della civiltà veneziana e per come tutt'ora divenga spesso protagonista del dibattito politico ad un livello al contempo iper-locale e planetario. Per questa ragione Venezia può essere un caso di studio interessante per lo sviluppo di una discussione europea a favore dei diritti della natura. Qual è il ruolo di un ecosistema sulla formazione della geografia umana di un luogo, con la sua storia, le sue forme ed istituzioni?   

Pietro Consolandi (TB21 Academy - NICHE, Venezia) ricercatore e artista, vive a Venezia dove ha co-fondato il collettivo Barena Bianca nel 2018. È OCEAN / UNI Research Lead presso TBA21–Academy e Research Fellow presso NICHE (Università Ca' Foscari), dove indaga sulla possibilità di implementare i Diritti di Natura per la Laguna di Venezia e il bacino idrologico del Nord Italia da un punto di vista culturale e sentimentale. Più in generale, la sua pratica artistica e di ricerca nasce dalla laguna come entità vivente e agente, e cerca di approfondire l'interconnessione tra questo specchio d'acqua e i suoi abitanti - umani e non - da un punto di vista biologico, sociologico ed emotivo. Da qui si possono sviluppare sistemi di parentela con altre zone umide e comunità con ecosistemi, bisogni e desideri simili. Il suo lavoro è stato esposto o è accaduto in diversi ambiti in Italia e all'estero, istituzionali o meno. 

Barena Bianca è un collettivo di arte ed ecologia lagunare attivo dal 2018. Il suo punto di partenza è l’idea che la protezione di un ecosistema e la cura della gente che lo abita siano due aspetti impossibili da scindere. Il nome Barena Bianca e la scelta di lavorare su zone umide come elementi ecosistemici fondamentali e al contempo metafore esistenziali nasce dalla consapevolezza che l’erosione lagunare e quella del tessuto cittadino siano dovute a cause strettamente interconnesse tra loro. Negli ultimi anni, Barena Bianca ha esposto e presentato i suoi progetti a Venezia, in Italia e all’estero (Croazia, Inghilterra, Svezia, Turchia e Indonesia). Uno dei risultati più rilevanti del suo lavoro a lungo termine è stato il lavoro didattico a contatto con scuole veneziane (Scuola Elementare Canal, Liceo Benedetti Tommaseo) e con la comunità locale attraverso “Piantagruèl" scuola di selvaticità lagunare sviluppata con MetaForte (Cavallino) e "Una Dieta di Resistenza" sviluppato con Ocean Space (Venezia). Dal 2022 collabora dalla Laguna con la rete europea per i diritti della natura Confluence of European Water Bodies. 

 


15.30
Rosa Jijòn, Sensing interdependence 

Nel libro Nel tempo delle catastrofi, resistere alla barbarie a venire (2021) Isabelle Stengers evidenzia come, dopo la crisi ecologica - quella che lei chiama “l’irruzione di Gaia” - l’umanità si ritrovi in «tempi strani, sospesi tra due storie che parlano di un mondo globale».  C'è chi parla di crescita ed ha chiaro ciò che serve e c'è chi ha chiaro ciò che sta accadendo, ma per loro la risposta allo sviluppo è “oscura”. L'orizzonte sembra determinato in parte dalle conseguenze dannose del modello di sviluppo dominante e in parte da un quadro meno evidente e delineato di resistenza diffusa e di iniziativa “dal basso” che contiene in sé i germi di futuri possibili. È in questo doppio binario che vanno collocate tutte le considerazioni relative al futuro del Pianeta e dell’Umanità. In questo contesto prende forma la possibilità di riconoscere i diritti della natura e la personalità giuridica degli ecosistemi, nutriti dalle culture e dalle cosmologie di popoli che la storia ha sempre voluto relegare a vittime della civiltà, o destinate all’estinzione. 

Rosa Jijón (A4C-Artsforthecommons) originaria di Quito, artista, attivista e mediatrice culturale, ex direttore del CAC (Centro de Arte Contemporáneo de Quito). Ha partecipato a varie mostre internazionali (Biennale di Venezia, Biennale dell'Avana, Biennale di Cuenca, Bienal Poligráfica de San Juan, Porto Rico) e residenze artistiche internazionali tra cui ARTEA, Residencia Sur Antarctica e Q21 Vienna. Si occupa di mobilità umana e migrazione, cittadinanza, giustizia sociale e ambiente e si è impegnata nella produzione artistica partecipativa con organizzazioni e comunità di base, dalle donne migranti, alle comunità Rom, alle popolazioni indigene e alle bande di strada. Già Segretaria Culturale dell'Organizzazione Internazionale Italo Latino-americana (IILA). 



16.00
Andrea Conte (Andreco), FLUMEN Tevere, Aniene, Yangtze, Pinheiros, Rio Nigro 

FLUMEN è una pratica multidisciplinare che unisce arte, scienza ed ecologia politica e che si propone di mostrare il mondo dal punto di vista dei fiumi. Comprendere il funzionamento degli ecosistemi fluviali è il primo passo per preservare e difendere i diritti dei fiumi in tutto il mondo. Negli ultimi dieci anni, nell'ambito del progetto Climate Art Project, con il sostegno di numerosi partner locali, abbiamo prodotto performance, realizzato sculture, allestito mostre, organizzato passeggiate, avviato laboratori di citizen science, azioni e rituali intorno a diversi fiumi nel mondo. In questa occasione presenteremo brevemente il metodo FLUMEN e alcune delle attività svolte sui fiumi Tevere ed Aniene di Roma, sullo Yangtze in Cina e sui fiumi Rio Pinheiros e Rio Nigro in Brasile. 

Andrea Conte (Andreco studio - Climate Art Project) direttore dello studio Andreco, opera tra arte, scienza e giustizia climatica. Artista visivo con un dottorato di ricerca in Ingegneria ambientale, ha condotto ricerche post-dottorato su Nature Based Solutions per la gestione sostenibile delle acque e la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici in collaborazione con l'Università di Bologna e la Columbia University di New York. Collabora con diversi centri di ricerca ed è affiliato al gruppo di ricerca sulla pratica artistica ecologica di Niche, Università Ca'Foscari di Venezia. La sua ricerca artistica è incentrata sulla relazione tra umano e non umano; tra ambienti urbani e paesaggio. All'incrocio tra arte, scienza e attivismo, la sua iniziativa multidisciplinare, Climate Art Project (www.climateartproject.com) è esemplare di come la sua ricerca si traduca in forme dirette di azione per il clima. Andrea Conte (Andreco) ha partecipato ed esposto in diversi festival, musei e gallerie internazionali ed è docente presso numerose accademie d'arte e università dove tiene corsi di teoria dell'arte, arte ed ecologia, arte e pianificazione urbana, ingegneria ambientale e scienze umane ambientali. Future Environment, il progetto di ricerca di Andrea Conte, è finanziato dal programma Italian Council (2024), promosso dalla Direzione Generale per la Creatività Contemporanea del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali.  

 

16.30 Lanfranco Aceti, Il Lamento del Coccodrillo  

È un progetto recente di Lanfranco Aceti che affronta le crisi ambientali e culturali del nostro tempo. Creata in collaborazione con Tevereterno, IPER festival delle periferie e Alessandro Melis (NYIT), questa ambiziosa serie in tre parti esplora la storia, il presente e il futuro contestati di uno dei fiumi più iconici d’Italia: il Tevere. Mescolando arte, storia, linguistica e attivismo, Aceti sfida la mercificazione delle risorse naturali e del patrimonio culturale nell’era contemporanea. Attraverso narrazioni stratificate, rivisita le antiche divinità matriarcali associate all’acqua, contrapponendo il loro simbolismo nutriente e generativo alla riduzione capitalistica dei fiumi a mere risorse economiche. Questa tensione- tra riverenza e sfruttamento, tra memoria e cancellazione - è il cuore de Il Lamento del Coccodrillo. Ispirandosi agli scritti di Virgilio sul “biondo Tevere,” Aceti reimmagina il fiume come un’entità lamentosa, intrecciata con la storia millenaria di Roma e le sue sfide ecologiche contemporanee. Strutturato in tre capitoli- La Casa del Coccodrillo, Il Lamento del Coccodrillo e Un Fiume di Lacrime di Coccodrillo - questo progetto rispecchia le trasformazioni ambientali e culturali che i fiumi di tutto il mondo stanno vivendo. Il coccodrillo di Aceti funge da guida simbolica, lamentando il distacco dell’umanità dalla natura e incarnando al tempo stesso resilienza e adattabilità. Cosa abbiamo perso nella nostra ricerca di progresso? Cosa possiamo recuperare se scegliamo di agire ora? Come possiamo sfuggire al simulacro vuoto dell’intrattenimento interattivo per realizzare un cambiamento reale? 

Vede i fiumi non come reliquie del passato o risorse da sfruttare, ma come testimoni perduranti delle eredità culturali e delle lotte ambientali. Aceti restituisce la voce al fiume, dimostrando che, sebbene le forze del capitale possano erodere paesaggi ed eredità, l’immaginazione e l’azione collettiva possono scavare nuovi canali per la speranza e il rinnovamento.  

Lanfranco Aceti è un accademico, curatore e artista. La sua ricerca si concentra sulle intersezioni tra arte, società e spazio pubblico, mettendo spesso in discussione i confini convenzionali e affrontando temi legati al multiculturalismo, al secolarismo e alla trasformazione sociale. Aceti ha collaborato con importanti istituzioni artistiche internazionali, tra cui la Biennale di Venezia e il Museum of Fine Arts di Boston, contribuendo a mostre e progetti curatoriali. Il suo lavoro spazia tra arte contemporanea, interventi nello spazio pubblico e teoria critica, riflettendo un impegno verso pratiche innovative. 

I suoi progetti esplorano le complessità delle narrazioni culturali, delle strutture di potere e delle trasformazioni storiche, riesaminando il ruolo dell'arte all'interno di contesti sociali e politici. Con rigore intellettuale e sperimentazione creativa, partecipa attivamente al dibattito sull'intersezione tra arte, politica e tecnologia. 



17.00
Giulia Fiocca e Lorenzo Romito - Stalker, Quali diritti per gli ecosistemi urbani emergenti a Roma? 

Sono centinaia i siti a Roma rigeneratisi spontaneamente, attraverso l’affiorare dell’acqua, nelle cave dismesse, nelle fabbriche e in altri luoghi sfruttati, vilipesi e abbandonati. Sono i luoghi più vitali e necessari alla rigenerazione ecologica dell’ecosistema Roma. Costituiscono ambienti rifugio delle forme di vita più diverse, costrette a trasformarsi e innovarsi per convivere.  Sono ecosistemi urbani emergenti intenti a rigenerare la biodiversità del nostro ecosistema. Quali sono i rapporti tra questi e le comunità locali che ne prendono coscienza e ne partecipano il divenire creativo? Quali strategie situate immaginare per difenderli dalla urbanizzazione incosciente? Quali le possibilità di comprenderli, averne cura e narrarli? 

L’agency di cura, tutela e conoscenza di questo mondo emergente spontaneo e creativo così importante per il futuro di Roma è D.A.F.N.E. (Danni Ambientali e Formazione di Nuovi Ecosistemi). 

Stalker è un soggetto collettivo nato nel 1995, che compie ricerche e azioni sul territorio con particolare attenzione alle realtà di margine, territori in abbandono e in trasformazione chiamati “Territori Attuali”. La modalità di intervento proposta da Stalker è sperimentale, fondata su pratiche spaziali esplorative, di ascolto, relazionali, conviviali e di progettazione collaborativa, attivate da dispositivi di interazione creativa con l’ambiente investigato, con gli abitanti e con gli archivi della memoria. Negli ultimi anni, Stalker ha aperto lo spazio NoWorking(2016), promuove la Scuola di Urbanesimo Nomade (2017), è parte del Forum Territoriale Parco delle Energie e ha attivato Mad’O (Museo dell’Atto di Ospitalità) presso Spin Time Labs (2020). Docenze: modulo nel Master in Environmental Humanities, Università Roma Tre e corso di Arte Pubblica, NABA, Nuova Accademia di Belle Arti - Campus di Roma. Stalker coordina il gruppo di lavoro su Roma nella mostra “Agency for Better Living” al Padiglione Austria alla Biennale di Architettura di Venezia 2025di cui Lorenzo Romito è co curatore.  

 


17.30
Kristin Jones, Piazza Tevere  

Kristin Jones ha ricercato un luogo dove il fiume potesse rivelarsi alla città, trasformandosi in un grande spazio pubblico, in una piazza Tevere in grado di sviluppare attraverso le forme dell’arte un nuovo rapporto tra fiume e città. Il luogo si è rivelato all’improvviso nel tratto tra Ponte Sisto e Ponte Mazzini. Un rettangolo perfetto, un impianto geometrico nella sinuosità del fiume. Uno spazio regolare quanto il Circo Massimo: una forma eccentrica e nello stesso tempo antica, un teatro naturale e insieme artificiale. Tutto è nato da quello sguardo e da quel riconoscimento. Il luogo era lì ad aspettare di essere disvelato come uno spazio per la città e l’arte pubblica. Il tratto compreso tra ponte Sisto e ponte Mazzini è una straordinaria e insolita stanza, grande come il Circo Massimo (500 metri x 100), con pareti che accolgono racconti in movimento come quello di Kentridge, un pavimento d’acqua che scorre e può accendersi per valorizzare il suo flusso, un tetto stellato attraversabile da raggi luminosi, uno spazio tridimensionale interpretabile dalla musica. Un luogo monumentale quindi che possa proiettare il MAXXI e il MACRO sul Tevere. 

Kristin Jones, artista americana, nota per i suoi progetti pubblici collaborativi su larga scala, progetti site-specific basati sul tempo che lavorano nel contesto di un ambiente e dei suoi fenomeni naturali. Jones è stata membro del Dream Team per il piano generale per l'Hudson River Park. Ha dedicato più di sedici anni alla fondazione dell'organizzazione non-profit TEVERETERNO con sede a Roma. Il progetto è culminato nel 2016 con un'epica collaborazione con William Kentridge, che ha creato Triumphs and Laments, uno straordinario fregio lungo 1800 piedi lungo il fiume. Collaborando con una tesoreria di artisti, colleghi e il Comune di Roma per aumentare la consapevolezza del fiume Tevere, Jones ha diretto e facilitato programmi per la sua protezione e rivitalizzazione. Le sue installazioni, opere su carta e fotografie time-lapse sono state esposte a livello internazionale. 

Jones ha conseguito un BFA in Scultura presso la Rhode Island School of Design e un MFA presso la Yale School of Art and Architecture. Ha vinto tre borse di studio Fulbright ed è una Fellow dell'American Academy in Rome. Attualmente vive a New York City. 



18.00
Proiezione del film I Am the River, the River Is Me
Durata: 1h24min 
Anno 2024 

Direttore: Petr Lom Produttore Corinne van Egeraat Società di produzione KRO-NCRV, Ten Thousand Images

Director and cinematographer Petr Lom Producer Corinne van Egeraat Co-producer Mette Cheng Munthe-Kaas Editor Gys Zevenbergen NCE Sound design and mix Mark Glynne & Olmo van Straalen Māori taonga puoro artist Puoro Jerome Māori music composer Puoro Jerome Sami music composer Georg Buljo Sound Ad Stoop & Tahuora Ohia 2nd unit camera Richard Sidey Grading Michiel Rummens Image postproduction Jan Jaap Kuiper Line producer Natasja Möhrs Script Consultant Tamara Vuurmans. A ZINDOC production, in coproduction with the Whanganui River (Aotearoa/New Zealand), Ten Thousand Images (Norway) and KRO-NCRV/de Boeddhistische Blik (the Netherlands) 

With the support of: The Netherlands Film Fund The NPO Fund Norwegian Film Institute Fritt Ord 
Netherlands Distributor: Cinema Delicatessen 

Il fiume Whanganui ad Aotearoa/Nuova Zelanda è il primo fiume al mondo ad essere riconosciuto come persona giuridica, in quanto essere vivente e indivisibile. Il guardiano del fiume Māori Ned Tapa invita un anziano e sua figlia, che sono attivisti dediti a salvare il loro fiume morente a casa, in un viaggio in canoa di cinque giorni lungo questo fiume sacro. Insieme a loro ci sono gli amici di Ned, la sua famiglia, una troupe cinematografica internazionale e il cane di Ned Grimaldello. Il fiume è il personaggio principale di questo film, specchio e ispirazione, il fiume unisce tutti i viaggiatori in modo organico, dove tutti hanno voce in capitolo, compreso l'equipaggio, per condividere storie di umorismo e la luce, uno spazio per guarire dall'oscurità del passato, dall'ingiustizia storica duratura. Per i Māori, il Whanganui è un essere vivente, il loro antenato. Questa convinzione è stata istituzionalizzato dalla legge neozelandese a partire dal 2017. Concedere al fiume la personalità giuridica è un modo per proteggerne l'ambiente e per convalidare legalmente la visione del mondo Māori. 

Corinne van Egeraat e Petr Lom Corinne sono una coppia di registi riconosciuta a livello internazionale, i cui lavori pluripremiati sono stati presentati in anteprima a Berlino, Venezia, IDFA e Sundance e sono stati proiettati in oltre 450 festival in tutto il mondo e trasmessi in più di 30 paesi. Sono entrambi membri dell'Academy of Motion Picture Art & Sciences e sono New Zealand Edward Hillary Fellows, una borsa di studio internazionale dedicata all'impatto globale. Specializzati in storie urgenti che riflettono i loro valori di dedizione alla giustizia, lavorano da un profondo luogo di umiltà e generosità, vedendo la narrazione come una forma di amore e amicizia, un atto di donazione e condivisione. 

Informazioni

Ingresso libero fino a esaurimento posti

via Nizza 138 e via Reggio Emilia 54