GIORGIA GARZILLI
Grape walls
2021

Non c’è molta differenza tra il magico e il quotidiano, ha spiegato l’artista Giorgia Garzilli nell’intervista che abbiamo girato con lei al museo qualche tempo fa. Secondo la pittrice, l’uno è parte dell’altro. Insieme formano una relazione nutriente in cui i non-morti fantastici esistono accanto a scatole da asporto di cibo cinese – nel caso di Ring che fa parte della sezione RETROFUTURO del museo – per raccontare storie che non ci aspettavamo esistessero. Proprio come questa qui sotto.

«Un sorriso umido, vittima della propria attrazione fatale per uno spazio semi-astratto, risplendeva tra artefatti xenolitici nascosti tra cunicoli scavati da conigli. Qui il desiderio dei sensi fu in grado di produrre innumerevoli concatenazioni intercellulari. 

 

Una zuppa di molecole dolorosamente allettante turbava il profondo silenzio che precede la nascita del giorno, e forme provocanti e raffinate regnavano negli spazi tra i mondi, mentre oggetti costituiti da materia non organica marcavano nello stesso tempo continuità e simultaneità. 

 

Una serie di ripetizioni compulsive aprirono a ventosa le cellule dei lembi recisi, mentre i falsi ricordi del suo viaggio nel mare primordiale le provocò un’allucinazione sonora esposta alle tempeste cosmiche. 

 

Incorporandolo nella sua polpa mucillaginosa, W. rispose al suo pensiero. Alla tensione amorosa si aggiunse l’idea della possessione, in un’estasi mistica in cui W. si stupì di vivere e dimenticando se stessa, si arrese al fascino dell’ignoto. 

 

La combinazione dei casi possibili distrusse l’illusione di una linearità, mentre colonie di microrganismi vorticosi voracissimi assunsero un’opacità poetica criptica ed evocativa. 

 

Una storia che non si potette separare dalla storia di tutto il resto e che, intrappolata in strutture mitiche, trasse potere dalle porzioni di spazio al suo interno che generarono una coltre di lava raffreddata. 

 

L’artificio dei gesti di W. provocò scene glacialmente oniriche e oscuramente psichedeliche circondate da una fanghiglia di muco acido che penetrava nei vuoti di conoscenza. 

 

Pulsando oltre i confini dell’ordinario, questi gesti generarono un effetto di realtà incongruo che provocò vuoti di memoria e vuoti narrativi definiti dalla mancanza di qualsiasi punto di riferimento.»