N°2 SAPONE AVANGUARDIA
Anna Franceschini
2020
#Polifonia
Dimensioni

Saponetta naturale timbrata a pressione,
5.5 × 7.5 × 2.5 cm, 90 g

Materiali

6 × 8 × 3 cm

Edizione

200 esemplari numerati

Il Beat 72 fu aperto nel 1964 da Ulisse Benedetti e Fulvio Servadei e, per errore, venne spesso denominato “secondo Piper”.
Questo perché il sabato e la domenica la cantina si trasformava in una sala da ballo, al fine di coprire i costi dell’affitto e le regolari spese.

 

Nonostante i soprannomi affrettati, il teatro nacque, al contrario, con un’altra idea e forma, antagonista a quella ufficiale: uno spazio dedicato alla poesia e all’happening.

 

Al Beat 72 tutto era auto-organizzato e auto-finanziato. Ulisse Benedetti si occupava di distribuire per tutta Roma prodotti per parrucchieri e barbieri che provenivano dall’azienda dell’amico Servadei. A volte Benedetti portava con sé il programma degli spettacoli in corso e li lasciava nei vari negozi, un po’ per pubblicità e un po’ sperando in una gentile sovvenzione da qualche appassionato.

 

Una parte del suo guadagno era, in effetti, sempre devoluto al Beat che, nel corso della sua esistenza, concedette in affitto lo spazio a diverse figure, tra i quali è possibile incontrare anche Carmelo Bene.
Sapone Avanguardia ricalca tutti i momenti sopra menzionati. La piccola saponetta naturale recante la scritta AVANGUARDIA, timbrata a mano su uno dei due fronti, è un ricordo amaro e ironico. L’oggetto, citazione dei prodotti venduti da Benedetti, è una metafora dell’effimera esperienza che è l’avanguardia, della voglia di sperimentazione senza freni e di un processo di contaminazione clandestino e inatteso. Ad ogni lavaggio di mani, la parola AVANGUARDIA verrà meno e insieme la sua traccia più intima e profonda.

 

Come scrive Valentino Zeichen nella sua poesia Saponette:

 

(…) STANNO IN SECCA SUL PORTA SAPONE,
CON LE DICITURE CONSUNTE;
LE CREPE CHE LE CORRUGANO
PREFIGURANO QUELLE DEI CORPI.
NON OSO MANOMETTERLE,
COME SE MI VEDESSI OSSERVATO
DAL CUSTODE D’UN MUSEO EGIZIO,
MA VORREI LAVARMI LE MANI…

 

 

Design: Julia, Roma
Prodotto da: MACRO — Museo di Arte Contemporanea di Roma
Stampato da: Tipografia Ostiense, 2021