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Pier Paolo Pasolini, “Scrittori e poeti che commuovono e cittadini desiderosi di lode”, in Tempo, settimanale, anno XXXV, no. 16. Mondadori, Milano 22 aprile 1973. 

 

 

Spesse volte, in questi suoi discorsi “fascisti”, Pound non riesce a nascondere una sua simpatia di principio per il bolscevismo che odia. […] Del resto era logico che il bolscevismo rappresentasse l’unico tentativo nobile agli occhi di Pound per realizzare una certa forma di vita ideale e antica contro il materialismo e il modernismo cinico del capitalismo. Con un “gesto” puramente teatrale, Pound ha invece scelto il fascismo (a causa della sua dichiarazione esplicita di idealismo), fingendo di prendere per buona la sua retorica dell’antico. Tutta la politica di Pound (oltre che essere manifestamente pazzesca) è gestuale. Una volta fatto un “gesto” ogni sua giustificazione è superflua, per non dire impossibile. Il gesto si spiega da se stesso, ed è esaustivo. Le parole sono in più. Ecco perché i discorsi “economici” di Pound sono farneticanti e anche idioti: essi valgono solamente là dove servono a ribadire il “gesto”, cioè dove sono illogici e provocatori.