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In Studi Danteschi, no. 35, 1958. Recensione di Domenico De Robertis dell’«estroso e spregiudicato esame» poundiano di una traduzione inglese dell’Inferno di Dante, e presa di distanza di Gianfranco Contini, da sempre punto di riferimento per Pasolini. 

 

 

Gianfranco Contini, accetta, con liberalità, la nota di De Robertis, ma accompagnata da un proprio intervento in cui ricorda di non aver mai aderito «al moto universale di carità verso la “vittima” di avvenimenti troppo più gravi e seri di lui», e di essersi astenuto «da proteste contro l’immoderato culto di cui essa vittima era oggetto»: presunto principe della cultura. A proposito poi del saggio poundiano recensito da De Robertis, aggiunge: «Ai lettori provveduti non dà fastidio il dilettantismo ma la procedura dell’”apprenti sorcier” analfabeta che presume di poter maneggiare, con effetti ancor più penosi che grotteschi, gli strumenti della tecnica».