FRIEDL KUBELKA VOM GRÖLLER
I corti
Con Friedl Kubelka vom Gröller

8 ottobre 2021, ore 18.30
#Polifonia

Questa è la seconda e ultima serata di proiezioni organizzate nell’ambito della mostra Songs of Experience, un focus monografico dedicato all’opera di Friedl Kubelka vom Gröller, in cui la ricerca della fotografa e filmmaker austriaca si riflette e arricchisce nell’accostamento con le opere di Sophie Thun, Seiichi Furuya, Talia Chetrit e Philipp Fleischmann.

Oltre ai lavori fotografici di Kubelka, allestiti nella sala di POLIFONIA, la mostra include nel suo programma due serate in cui sarà proiettata una selezione di film realizzati dalla regista vom Gröller (pseudonimo con cui l’artista firma i suoi corti) dalla fine degli anni Sessanta ai Duemila. La filmografia dell’artista si dispiega infatti in un arco temporale frammentato, dai primi corti del 1968 all’incontro con il futuro marito Peter Kubelka e altri filmmaker d’avanguardia tra cui Jonas Mekas; dalle nuove opere degli anni Ottanta e Novanta, alla fondazione della Scuola per il Cinema Indipendente a Vienna nel 2006, fino ai film più recenti. Realizzati rigorosamente su pellicola, per la maggior parte in bianco e nero, senza sonoro e della durata di una singola bobina in 16 mm, i corti di vom Gröller sono quasi un prolungamento della sua vita e dei suoi incontri. «Quando giro un film» confessa l’artista «arrivo precisamente al punto in cui ho paura che la mia coscienza vi si possa introdurre in ogni momento».

 

I corti proiettati in questa serata saranno introdotti dalla stessa Friedl Kubelka vom Gröller.
La proiezione si terrà nell’auditorium.
Ingresso libero fino ad esaurimento posti.

 

 

 

PROGRAMMA DELLA SERATA

 

Ore 18:30
Introduzione di Friedl Kubelka vom Gröller
A seguire, proiezione dei seguenti cortometraggi dell’artista:

 

 

In Rome, 2015
16mm film, 3’

 

La documentazione del periodo di residenza della regista a Roma inizia con un’inquadratura di un angelo presente sul Ponte Sant’Angelo. Il video si sposta quindi da sinistra a destra, avanti e indietro, tra caratteristiche architettoniche e segmenti di edifici visti attraverso le merlature, fino ai dettagli della camicia di un caro di Kubelka, della pelle ingrandita e talvolta delle mura del castello; un contrasto di texture, fluttuante dalla struttura alla figura umana e viceversa. Si sposta su altri punti di riferimento e luoghi turistici della città, con anche foto di attrazioni romane, piazze e dettagli grotteschi di fontane ed edifici, riecheggiando la tendenza di Kubelka a catturare da vicino i suoi soggetti.

 

 

Maschile Roma, 2015
16mm film, 3’ 

 

In questo film di appena tre minuti vediamo, uno dopo l’altro, primi piani di uomini che guardano nella telecamera: prima quattro uomini, poi tre volte tre uomini diversi. Rappresentano tutti quattro diverse classi sociali sotto forma di ritratti: operaio edile, artista, macellaio e membro di una confraternita. Non sono tutti romani, ma sono stati filmati a Roma, con le medesime indicazioni: e solo alla fine, terminati i titoli di coda, vediamo una veduta della città di Roma, di una fontana e del suo getto d’acqua. Maschile Roma esemplifica come film e fotografia sono così correlati nel lavoro di Kubelka: in questo film ha per la prima fotografato i suoi protagonisti per avvicinarsi a loro. Le riprese si fermano su ciascuna faccia per pochi secondi, incarnando tuttavia una certa assertività, una palpabile tensione del vedere e dell’essere visti.

 

 

Leonardo, 2020
16mm film, 3’

 

Il cinema di Friedl vom Gröller ha il coraggio di seguire le correnti – di acqua e aria, tempo e montaggio, parole e significati alla deriva. Muto e in bianco e nero, LEONARDO “fa fluttuare” le parole di da Vinci in non meno di tre lingue: tedesco, italiano e inglese. Ciò che da Vinci ha filosofato sul movimento e sul cambiamento, vom Gröller lo incarna nella materialità del mezzo cinematografico. (Adriano Martino)

 

 

Sacrificio per la sirena, 2020
16mm film, 4’

 

Un rituale allegro e giocoso in lode di Mami Wata, uno spirito acquatico di vita, sesso e guarigione simile a una sirena. In questo film, che passa dal bianco e nero al colore circa a metà lunghezza, Friedl vom Gröller mette in mostra un particolare senso dell’umorismo e allo stesso tempo un elogio per la bellezza unica del film in 16 mm mentre assistiamo a vari oggetti fluttuare e diventare delle specie di offerte nell’acqua, catturando insieme la magia della luce.

 

 

I’ avenir? de F.v.G?, 2018
16mm film, 4’ 

 

l´avenir? de F.v.G? inizia con una panoramica su una fila di grandi lavatrici in una lavanderia a gettoni, inquadrando contemporaneamente una donna. Si siede su un tavolo con un’espressione per certi versi interrogativa: la telecamera si ferma davanti all’oblò rotondo di una lavatrice, tagliando fuori bruscamente tre donne: Corinne è letteralmente una testa parlante che utilizza la lingua dei segni, usando bocca, occhi e vari muscoli del viso per esprimersi. Accanto a lei c’è Aisha – una chiaroveggente senegalese il cui medium sono le conchiglie Kauri – che parla anche lei con l’aiuto delle sue mani e delle sue dita che, però, sembrano diventate rigide, contratte e deformate dalle ossa ispessite dall’artrite; una terza donna che vediamo solo da dietro inserisce monete nella macchina. Il linguaggio è al primo posto in questo film, reso visibile come un mestiere usato per interpretare ciò che è e ciò che forse potrebbe essere.

 

 

sen., 2019
16mm film, 3’

 

Sen. approfondisce la qualità della vita vissuta in età avanzata. Sei soggetti sono ritratti in una fase avanzata della vita con la consueta immediatezza caratteristica di tutti i film di Friedl Kubelka: un approccio disadorno allo stesso tempo empatico e compassionevole. L’azione del film si dipana attraverso le espressioni dei protagonisti e da ciò che sembriamo intuire nella lettura dei loro volti e sguardi. Tre uomini e tre donne tra i 70 e gli 80 anni si mescolano in accoppiamenti sempre diversi, soggetti allo sguardo della macchina da presa e di conseguenza il nostro. Sono rilassati e indifferenti, ma il loro umore è serio, forse anche malinconico, i loro volti non esprimono l’invecchiamento ma piuttosto l’intensità delle loro esperienze vissute e la loro volontà di esistere.

 

 

Atelier d’expression, 2016
16mm film, 18’

 

Al centro dei film di Friedl c’è la capacità di spostare i rapporti di potere tra coloro che filmano, la macchina da presa e i soggetti raffigurati durante il momento dell’incontro. In Atelier d’Expression incontriamo brevemente sette artisti che lavorano in uno spazio laboratorio sul terreno del reparto psichiatrico di una clinica a Fann, vicino a Dakar. Otteniamo scorci del luogo mentre la telecamera segue le opere e lo spazio circostante. Kubelka filma ogni artista individualmente in piedi vicino alle loro opere e da vicino, i loro sguardi che penetrano attraverso la telecamera, alternati anche a scatti delle sole loro opere: un doppio ritratto dell’artista. Un diverso tipo di arte irrompe nel film: lutteurs sénégalais, lottatori, presentano il loro virtuosismo su una spiaggia mentre i loro corpi combattono e poi in piedi fianco a fianco vengono catturati da Kubelka. Gli artisti sono: gan-JAH, Djim, Ousmane Diop, Omar N´ Diaye, Tapha, Thierno e Papis.

 

 

Max Turnheim, 2002–2021
 44’

 

Max Turnheim è una riflessione allegorica sull’esistenza fisiosociale nel mondo e sul passare del tempo. Questo ritratto a lungo termine in tredici parti porta a compimento l’enfasi di Kubelka sullo sguardo. Comprimendo un’intera fase della vita, il film crea un diverso tipo di ritratto che include la separazione dalla casa dei genitori, il ritrovamento di un percorso individuale e un rinnovato desiderio di istituzioni borghesi. Ciò che lega tutti questi momenti nel tempo è un unico volto, ricorrente negli anni di riprese.